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2003-01-01 Luca Ferrari, Guida alla musica popolare in Italia
- Come descrivereste, sintetizzando in poche righe, la musica attualmente proposta dal gruppo?
Traiamo spunto dalla tradizione popolare per creare brani originali che non escludono contaminazioni da generi musicali più moderni.

- Quali sono (se esistono) le vostre fonti testuali e musicali?
Sia dal punto di vista musicale che da quello testuale, le nostre fonti di ispirazione sono piuttosto eterogenee, come dimostra il fatto di prendere spunto dalle molteplici tradizioni musicali dei popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Anche per quanto riguarda i testi, usiamo svariati dialetti del Sud Italia, talvolta l'italiano, è probabile che useremo anche lingue straniere. Inoltre, a questa gamma di variazioni diatopiche si aggiunge una notevole eterogeneità in senso diacronico, cosicché può accadere in un stesso pezzo di combinare una melodia medioevale con ritmiche molto moderne. Infine, i testi popolari vengono affiancati a poesie d'autore (De Filippo, Saramago, Mazzafoglia): insomma, una molteplicità di fonti di ispirazione che confluisce (o almeno ce lo auguriamo) in un linguaggio quanto più possibile immediato e universale.

- Nella vostra produzione musicale, in quale rapporto percentuale stanno i brani attinti da repertori tradizionali con quelli di vostra composizione?
E' difficile fare un rapporto percentuale: molti brani di nostra composizione hanno citazioni popolari e i brani tradizionali spesso ci portano verso sonorità originali. Tendiamo a personalizzare molto il nostro repertorio per cui possiamo dire che un settanta per cento dei brani che suoniamo sono di nostra composizione.

- Cosa vi ha spinto a suonare?
Per alcuni di noi la musica è stato un linguaggio acquisito fin dall'infanzia, attraverso l'ambiente familiare: da questo è nato un tentativo spontaneo e naturale di padroneggiare tale forma di comunicazione e servirsene in maniera attiva. Per altri è stato piuttosto una specie di folgorazione, avvenuta non nei primi anni, ma sufficientemente profonda per indirizzare molte delle successive scelte di vita.

- Perché proprio musica "tradizionale"?

Ognuno di noi proviene da esperienze musicali diverse; il gruppo è nato e continua a rinascere per la voglia di comunicare e di aggregare. Molti brani che suoniamo sono pensati per ballare, ma non mancano momenti introspettivi in cui il corpo si ferma e le emozioni si ampliano. A nostro parere la musica tradizionale dà l'opportunità di coinvolgere fortemente il pubblico; la contaminazione di generi e l'uso di tanti dialetti e sonorità di tutto il mediterraneo permette agli ascoltatori di ritrovare un parte di sé, della propria storia musicale e intraprendere un percorso di avvicinamento a ciò che è diverso. Troviamo in questo un profondo messaggio di pace.

- Qual è il bilancio di questi anni di attività?
Fare bilanci è difficile; il gruppo è maturato ed ha acquistato una fisionomia più riconoscibile. Il fatto che continuiamo nonostante le difficoltà significa che comunque il bilancio è positivo.

- Quali (se ci sono state) le esperienze positive?
Le esperienze positive sono tantissime: abbiamo avuto la possibilità di entrare in contatto con molti musicisti ( da Miriam Makeba, alla NCCP, gruppi vari, Vinicio Capossela), affrontato le più diverse situazioni, conosciuto popoli diversi (tourneè in Spagna, Portogallo, CapoVerde, festival in Francia, Belgio). Ciò che è vitale per il gruppo, secondo noi, è lo scambio continuo e la condivisione di esperienze importanti.

- Quali (se ci sono stati) i problemi?
Nonostante le nostre esibizioni live siano sempre molto divertenti e in grado di coinvolgere tipologie di pubblico anche molto diverse per età e gusti musicali, può ancora essere un problema organizzare un concerto, dato che non abbiamo una major alle spalle. Anche il CD riscuote molti apprezzamenti da parte degli ascoltatori e della critica musicale, ma lo si trova solo in pochi negozi, perché non abbiamo una distribuzione, e nei confronti dell'acquisto via internet esiste ancora una certa diffidenza.

- Come considerate il rapporto tra esibizione "live" e lavoro di studio?
Sono due momenti strettamente collegati, perché le nostre registrazioni tendono a riprodurre l'energia che il gruppo trasmette nei concerti, attraverso una registrazione quanto più possibile "onesta", ossia senza aggiunta di tracce supplementari o campionamenti. Per questo i brani devono essere ampiamente rodati ed eseguiti molte volte dal vivo prima dell'incisione: questo lavoro può richiederre anche molto tempo e svariate revisioni su ogni brano. Inoltre noi crediamo che un gruppo debba saper adattare il proprio repertorio alle diverse esigenze delle varie situazioni live: se in un teatro ad esempio il pubblico è costretto a sedere, riteniamo preferibile limitare i pezzi ballabili, ma sappiamo di poter contare su una maggiore attenzione rispetto ad esempio ad un festival all'aperto, in cui l'ascoltatore può essere facilmente distratto da elementi esterni al concerto. Un CD, che è un supporto rigido in senso letterale ma anche figurato, rimane sempre uguale a sé stesso: per cui deve rappresentare una sintesi di tutta l'esperienza live del gruppo, e rappresentare momenti anche molto diversi tra di loro.

 

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Un altro progetto MAX s.o.s.