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1998-08-23 La Nazione - Giovanni Bogani, Voglia di musica bizantina
Il palco è in mezzo a un bosco, alberi alti tutt'intorno. Il pubblico è quello di un dopocena in pineta: signore, qualche bambino, ragazzi. Salgono sul palco, agli Horti Leonini di San Quirico, per un concerto al festival della Val d'Oncia, un gran contenitore di idee di spettacolo disseminate per i giorni e le colline.
Si chiamano Bizantina, loro. Iniziano a suonare. E quello che senti non è musica, ma il Sud. Senti le voci dei suk d'Arabia, le reti dei pescatori di Sciacca, un mercato di Napoli, i briganti dell'Aspromonte, la faccia scavata nella pietra di Eduardo. E' difficile dire come fanno, ma lo fanno.
E quel bosco, intorno, diventa una foresta dionisiaca: un ragazzo comincia a ballare, ed è come un'estasi, manovrato dalla musica come dei fili invisibili, si avvol e su di sé come in un Sabba o come nei riti dei dervisci del aghreb. Altri si uniscono, girano e ballano, ballano e girano, loro, sul palco, suonano una musica che balla e che gira. Il Sud.
Le percussioni odorano di piazza e di polvere, la voce della donna vestita di nero è quella di un muezzin, la voce di quella vestita di arancio è il flauto di un incantatore di serpenti, la terza suona il sax meglio di Marsalis. E suona il Circo e l'Arabia, corre su scale labirintiche, poi ritrova ordine, linee rette quasi rock, poi rimescola di nuovo tutto ed evoca, con sincopi spezzate, le corse convulse dei briganti.
Ti chiedi: di dove saranno? E scopri che non vengono da Agrigento o da Sanluri, ma da Firenze.  
Un altro progetto MAX s.o.s.